Aveva ragione, come al solito.
Mentre passeggio nel cortile del Keep, rimuginando sugli eventi delle ultime quarantotto ore, sempre più mi convinco che il motto di quel grandissimo bastardo - sempre sia lodato - è quanto mai vero e giusto.
Sapere è potere.
Saremmo morti con uno sputo, e tutto il potere delle sa-shull non sarebbe servito a niente, se solo la Bestia si fosse rigirata per un istante contro di noi. C'era potenziale a sufficienza per sterminare un mezzo esercito, radunato in quella grotta. Fëaringel al massimo della forma, Ice bello carico e con tutti i suoi incantesimi pronti, io e Hierax con le nostra sa-shull furibonde e pronte a scatenare tutto il loro potere contro la Violazione che proveniva dalle Sfere Esterne... per di più, volavamo grazie agli incantesimi di Ice, sospesi come angeli di morte nella notte; dalla nostra avevamo anche un Maestro Mago Alphatiano, il suo assistente e una mezza dozzina di apprendisti. Eppure, se solo la Bestia avesse rivolto il suo fuoco nero contro di noi, pochi battiti di cuore e sarebbe finito tutto...
Ma la conoscenza è valsa più della forza. Mentre volavamo nella notte e affondavamo le nostre lame roventi nella schiena del mostro, infliggendo ferite terribili ma che non sembravano sortire alcun effetto visibile su quella... cosa, per fortuna mi sono ricordato delle vecchie leggende... quelle parole lette, tanto tempo fa, su un tomo polveroso in una sala da lungo tempo deserta dell'Accademia della Magia, tra arazzi sbiaditi e scaffali carichi di libri antichi, puzzolenti di muffa...
"Ciò che per gli altri è vita, per essa è morte; ciò che per gli altri è luce, per essa è oscurità; ciò che per gli altri è notte, per essa è giorno..." e via di seguito.
E un altro ricordo mi è tornato in mente al momento giusto...
Un caldo pomeriggio estivo nella città di Ierendi, la verde penombra dello studio dell'Arcinquisitore Nemrodus, la sua voce profonda che ripete quelle stesse parole... e la sua osservazione casuale:
"Potrebbe bastare anche toccarla. Il semplice contatto con la materia vivente sarebbe intollerabile per essa, e la rimanderebbe sul suo Piano. Certo, rimane il problema di come arrivare vivi a portata di mano da lei..."
Ho lasciato perdere la spada e mi sono gettato in picchiata, la mano sinistra protesa verso le (scaglie? pelle? placche?) del dorso. Ho cercato di afferrarla, mentre protendeva la testa verso l'interno della caverna, e di colpo... è semplicemente... svanita.
Così, ora ho qualcosa di cui vantarmi. Ma non ce l'avrei mai fatta, se la bestia non avesse trascurato me e Hierax per dirigersi verso la grotta... verso Fëaringel, che la affrontava. Perchè proprio lui? Perchè solo lui?
E Sith che è saltato fuori al momento giusto. Ci seguiva da giorni, certo... o meglio, seguiva Delezar, che seguiva noi guidando la Bestia sulle nostre tracce. Ma non è intervenuto la notte precedente, quando gli Alphatiani per poco non ci avevano ucciso, prima che siglassimo una tregua di fronte al pericolo comune. No, è intervenuto per impedire a Fëaringel di affrontare la Bestia nel mondo delle Ombre... il che significa che Nemrodus non voleva che Fëaringel affrontasse quello scontro.
Temeva che perdesse... o che vincesse?
Ma basta interrogativi inquietanti, per un po'. La Bestia è stata cacciata. Delezar è stato finalmente catturato, la nostra nemesi che ci perseguitava fin da quando eravamo avventurieri giovani e inesperti... per Tarastia, solo quattro anni fa... e avevamo commesso l'errore di mettergli i bastoni tra le ruote. Adesso è in una cella a Sybaros, e si può scommettere che da lì non uscirà mai più, tranne forse che sotto forma di schiavo di Nemrodus. Possiamo rilassarci un po'... e magari studiare. Tanto più studi le vecchie leggende, tanto più hai la possibilità di fare la mossa giusta al momento decisivo.
Sapere è potere.
Hai avuto paura.
Certo, non ho così fretta di morire, sai?
Oh, be', se è per questo non saresti certo morto...
Sei fiduciosa: cosa avrei potuto fare contro la Bestia? Quando Moran l'ha toccata è diventata alta almeno trecento piedi!
Cosa credevi? Lui l'ha solo uccisa sul Piano Materiale e l'ha ricacciata nel suo mondo.
Dunque tu sei convinta che avrei potuto ucciderla.
Povero ignorante, se solo sapessi.
Io so solo che quell'essere secondo me era molto difficile da sconfiggere nel suo Piano, e infatti anche Sith ha impedito che ritornassi là per farmi ammazzare invano.
Ah, ah, ah! Tu credi che Sith ti voglia così bene da impedirti di suicidarti contro un Demone dell'Ombra? Oppure chi è che ti amerebbe così tanto: l'Arcinquisitore? Ma non dire idiozie! Sei davvero più stupido di quello che pensassi! Sith è intervenuto perché non avvenisse qualcosa di peggio, dal suo punto di vista. Peccato che sia stato così veloce.
Forse avrò sbagliato a non tentare di affondare subito il colpo, prima che Moran la ricacciasse tutta intera nel Mondo delle Ombre, ma perso quell'attimo mi sarei solo fatto ammazzare.
Hai perso un'occasione unica, Elfo. Chissà per quanti altri secoli starai qui a vagare invano alla ricerca del modo per tornare...
Posso tornarci quando voglio nell'Ombra. Anzi, se mi ci vuoi far entrare, puoi farlo meglio di me. E prima o poi andrò a saldare il debito con quella Bestia.
Non parlo dell'Ombra, Fëaringel.
E di cosa, allora?
Questo non posso certo dirtelo, non per ora almeno. Ti mancano alcuni... elementi, diciamo così, elementi importanti con cui finalmente sarai meno ignorante. E allora cercherai tu il modo per tornare a tutti i costi.
Questi elementi sono le quattro... parti di cui mi hai parlato? Ma si può sapere cosa sono?
Certo che no! Non sarò io a dirtelo. E comunque, anche se te lo dicessi, non capiresti finché non troverai il pezzo fondamentale.
Sarebbe a dire?
Ti ripeto che non posso essere io a dirtelo. A tempo debito saprai. Una cosa ti posso dire: il tuo istinto è ora solo quello di sopravvivere; qualcosa, o qualcuno, ti infonderà un nuovo alito di vita, vedrai cose che ora non riesci nemmeno a immaginare. E soprattutto, prima o poi ricorderai. E con questo ho finito quello che potevo dirti. Ah, un'ultima cosa: pensa al significato del tuo nome.
Non so niente di nuovo. Il nome che porto mi è stato dato dai miei genitori in base ad una specie di leggenda. Credo che derivi dal mio carattere.
E per una curiosa coincidenza io ho un nome molto simile. Basta così, Fëaringel. Non ne parleremo più. Per molti anni.
Un solo pensiero per passare dall'altra parte, la concentrazione necessaria e ormai facile da raggiungere anche sotto pressione. Un gesto che non sembra del tutto giusto, un movimento che sposta l'equilibrio e l'ago della bilancia va verso il lato che più conviene alla gravità.
Nero, da questa parte, i contorni delle cose davvero importanti sono più nitidi: Narbeleth è il solito pennacchio fumoso che fuoriesce dalla mia mano sinistra, la Bestia è davanti a me in una forma che appare diversa dalla manifestazione nel Piano Materiale. Più aggressiva, se è possibile. Intorno tutto è vago e sfumato.
Attendo una mossa del mio avversario. Avanza, sovrastandomi di almeno dieci piedi, ma non attacca nonostante l'apparente superiorità.
Attesa.
Attaccare non mi sembra più la cosa giusta da fare, nonostante le minacce di Narbeleth di uccidermi se non le dimostrerò coraggio. Un reciproco legame le impedirà di farlo.
Attesa.
Il legame non è così forte. Posso spezzarlo con una concentrazione che non mi appartiene, ma la mia volontà, qui, è più forte della sua. Così credo. Narbeleth è solo uno strumento nelle mie mani, e posso piegarla al mio volere. Dall'altra parte non è così.
Attesa.
Nei contorni sfumati percepisco che un furioso combattimento sta avvenendo nel mondo reale. Le sa-shull di Hierax e Moran colpiscono la Bestia che ad ogni colpo diventa più alta e avanza di un passo verso di me. Ululati e minacce di Narbeleth mi esplodono nella mente. Tutti i colpi delle sa-shull serviranno solo a riportare la Bestia al mondo a cui appartiene.
Nei contorni sfumati percepisco distante un colpo differente. Qualcuno ha avuto più coraggio di tutti gli altri e ha toccato la Bestia.
E la Bestia da questo lato diventa immensa.
Una lotta interiore tra il desiderio di fuga e di salvezza e la consapevolezza innaturale di poter sconfiggere il Demone.
Da parte sua: ancora attesa. Ma sarà questione di un istante prima che attacchi.
Da parte mia: un istinto contrario alla mia reale volontà mi impone di fuggire ad un combattimento che una parte inconscia di me sa già che non ammette la possibilità di sconfitta, al prezzo di profondi cambiamenti del mio futuro.
Chissà perché, scelgo di rimandare ancora il mio appuntamento con il destino.
Tra le urla di Narbeleth raccolgo la concentrazione per il passaggio e scivolo fluido dall'altro lato dell'Ombra.
Non ho il tempo per elaborare l'immagine dei miei amici festanti per avere rimandato la Bestia nel suo Piano.
Né per resistere alla seduzione di Narbeleth a tornare nel Buio, di cedere alla tentazione di chiudere gli occhi e di lasciarmi cadere all'indietro verso il richiamo fluido e caldo delle Tenebre.
Ho solo il tempo di vedere una figura scura che mi piomba addosso dall'imboccatura della caverna, di percepire una dolorosa fitta allo sterno e trovarmi disteso avvinghiato a Sith con la sua mano piantata nel petto.
Ho solo il tempo di perdere conoscenza e, svenendo, di percepire con sollievo che sono stato salvato da qualcosa più grande di me e con rammarico di non essere riuscito a compiere qualcosa di così grande.
Terre Spezzate. Basta un solo giorno di viaggio in mezzo a queste lande desolate per capire perché le chiamano così. Sali e scendi in continuazione dal cavallo per evitare di spezzarti l'osso del collo cadendo in uno dei passaggi tra le incisioni profonde del terreno o di perdere la cavalcatura in una delle frane che provoca ogni pochi passi nella cengia.
Moran e Hierax sentono in continuazione la vibrazione delle loro sa shull, e questa volta non è solo a causa mia. La Bestia. O qualcosa che stiamo cercando verso nord.
Solo oggi abbiamo subito tre attacchi dalle bande di umanoidi che infestano la regione. Non sono troppo pericolosi, ma i loro gruppi sono sempre folti, e anche se ne lasci venti morti sul terreno, altrettanti di loro prima di fuggire terrorizzati fanno in tempo a scagliarti dozzine di frecce che fanno parecchio male. Fortuna che a Darokin abbiamo fatto incetta di pozioni curative.
Stanotte ci attendiamo qualche altro attacco, però oggi ho deciso di rischiare. Col freddo che fa in questo deserto, resistere lontano dal fuoco per non essere sorpresi è troppo difficoltoso e domani dovremo essere più reattivi che mai. Pochi pensieri lontani prima di sciogliermi nel sonno profondo che solo la stanchezza può donarti. Ho bisogno di dormire.
Solo pochi minuti di tregua, e come immaginavamo eccoli in massa. Dal numero e dall'odore di animale sembrano coboldi. Potrebbe essere semplice allontanarli con un solo colpo che li terrorizzi a sufficienza, ma non voglio utilizzare Narbeleth per così poco. Il loro sangue è troppo impuro per lei. Ne uccido subito uno con tutta la violenza che posso, ma sono troppi e solo pochi di loro hanno visto il suo corpo tagliato in due schiantarsi nel fuoco accanto a me. Infatti scappano solo in tre.
L'odore del coboldo che brucia è ripugnante, ma mentre paro i colpi di un numero incalcolabile di armi arrugginite, mi fa venire un'idea che può terrorizzarli.
Grande pensata, Fëaringel. Non vorrai immergermi nel loro schifoso sangue di cane?
Dovrebbe essere abbastanza leggero da poterlo lanciare con una sola mano in mezzo agli altri. La vista di un compagno senza più le gambe e avvolto dalle fiamme che piomba loro addosso potrebbe essere una vista terrorizzante per questa specie di cane semievoluto.
Tento di schivare i colpi dei miei avversari - quanti saranno, dieci? quindici? - per afferrare il tronco del coboldo che brucia con un puzzo terribile, ma sono troppi. Mi costringono a combattere e non riesco a tenerli tutti a distanza. Sento le ferite che bruciano e il sangue che mi impregna i vestiti, ma ancora tento di afferrare il loro compagno in fiamme. Ancora i loro colpi vanno a segno, per quanti ne pari, altrettanti passano il confine segnato dalla mia spada.
Qualcosa si spezza dentro di me. Narbeleth ha deciso che versare il loro sangue è sempre meglio che versare il mio.
La sensazione conosciuta della perdita di autocontrollo mi invade in una furia che fa esplodere una vampata di luce nera dalla mia mano tatuata e avvolge i miei avversari che per un attimo restano spiazzati. Troppo. Un attimo che mi è sufficiente ad avanzare in mezzo ad essi mozzando le loro teste a due alla volta, amputando i loro arti in una sanguinolenta mietitura di vite che infiamma Narbeleth, nonostante la sua ripugnanza verso un sangue così poco nobile.
Quantità! Sangue a fiotti, immergiti, Elfo! Quantità!
La spada ulula messaggi di morte dentro la mia mente alimentando la mia furia del combattimento. Nemici di poco valore, ma in un numero impressionante. Ruggisco il mio urlo di battaglia in faccia ad uno di loro che muore per lo spavento.
Non so quanti ne ammazzo prima che i sopravvissuti fuggano verso le loro tane. Inseguo gli ultimi e ne uccido due, in un ultimo assalto che mi lascia sfinito a terra.
I miei compagni di viaggio non hanno certo fatto di meno: Rin Galen si vanta di averne fatti fuori almeno sei con i suoi pugnali e di non aver subito nemmeno un graffio; Hierax si sfrega le nocche delle sue mani legnose che avranno abbattuto molti nemici; e Moran ripulisce il filo di Geburah con un ghigno di soddisfazione che non nasconde il suo desiderio di ritornare a dormire quanto prima.
Dal campo proviene un odore nauseabondo di morte e sporcizia. Nemmeno stanotte potremo dormire accanto al fuoco come avevo sperato, ma non credo che questo possa impedirmi di riposare profondamente fino al sorgere del sole. Sono quasi sicuro che questa notte più nessuno ci attaccherà.