Isola di Elegy - grotte sotterranei nel palazzo di Lord Zonta
"... quello che vi chiediamo è di rendere sicure quelle caverne e permettere l'ingresso dei nostri uomini..." Rahab era stato chiaro. Un "semplice" incarico dato a chi ha visto e fatto praticamente di tutto.
E noi pronti a gettarci a capofitto in una nuova avventura.
Qualche ora dopo...
"Bene ragazzi. Se mi guardate le spalle, adesso predisporrò le Pietre della Luna per l'apertura del cancello, così Rahab e i suoi uomini potranno raggiungerci. Datemi cinque minuti e sarà tutto finito".
Lentamente e con cura posiziono ogni singola pietra, la geometria deve essere perfetta, non sono ammessi neanche piccoli scarti. Ogni centimetro deve essere misurato, le forme geometriche rispettate.
Fatto. Adesso con la pergamena devo provvedere all'evocazione.
Le parole scandite a voce alta. Tenere la metrica e la giusta intonazione.
Un forte lampo alle mie spalle. Non faccio in tempo a sentire il calore. La pergamena che ho in mano si tramuta in cenere. Nessun dolore. Nessun colore,
buio!
niente
NIENTE
NIENTE
NIENTE
Un leggero brusio di fondo. Lontano. Lontanissimo. Un rumore ovattato che molto lentamente arriva alla mia mente. Galleggio. Il tempo non ha nessuno spessore e nessuna densità.
Luce? O sono io che immagino tutto?
Dove sono? Sto dormendo? Continuiamo a dormire. Non si sta così male.
Il brusio aumenta impercettibilmente. Non capisco che suoni siano.
Finalmente capisco alcune parole. La luce aumenta. Forse non sto immaginando tutto. Provo ad aprire gli occhi. Ma sono già aperti?
Vaghe tonalità di grigi e neri mischiate. Nessuna forma distinta.
Sagome. Persone. Parlano convulsamente. Perchè non mi lasciano riposare?
LUCE
RUMORI
SUONI
PAROLE
Ecco i miei amici che mi guardano dall'alto. L'Arcinquisitore che appare provato dalla magia usata. Rahab mi guarda incuriosito. Qualcuno mi dice "bentornato nel mondo dei vivi".
Che sia qualche forma di evocazione, non c'è dubbio. Ma...
Pensaci, Fëaringel, e vedrai che la soluzione è molto semplice.
Tu lo sai, vero?
Oh, certo che lo so. E se proprio lo vuoi sapere, te lo dirò. Ma non credo che ti farebbe piacere.
Ho un'idea, ma è una cosa che risale a qualche anno fa.
Il passato ritorna sempre, ricordalo bene.
Credo che un'evocazione sia l'ultima possibilità di Delezar prima di essere catturato da Sith. Non può certo combattere contro quel demonio.
Mmmm... vediamo dove vuoi arrivare.
E credo che l'evocazione riguardi qualcosa che già in passato abbiamo incontrato che abbia a che fare con la nostra promessa a Malpheggi.
La Bestia dell'Accademia, intendi? È un ragionamento interessante. Diciamo che è una possibilità.
Sai quanto odio quando fai la saccente.
Certo che lo so, ma credo che tu abbia sempre bisogno di qualche stimolo in più per rendere al meglio in certe situazioni.
E quali sarebbero questi stimoli? Il desiderio di scagliarti con tutta la mia forza per spaccarti dentro il ventre di quella creatura?
Ci sei cascato in pieno. E allora puoi capire che caricarti in questo modo a qualcosa serve.
Maledizione, Narbeleth. Non mi piacciono i tuoi trucchetti.
A me invece piace molto caricare in te il desiderio di devastazione che cova sotto la cenere. Tu vorresti essere buono e controllato, ma non lo sei. Arrenditi all'evidenza, Elfo.
Se dovrò combattere contro quell'essere, ricordati che è per una promessa fatta a un drago anni fa, non per te. Ammetto che ultimamente mi sento più forte, ma tu sarai solo lo strumento.
In un certo senso, è così anche per me...
Notte a Corran Keep. Fredda, umida, ostile. Uomini che si rintanano dietro le mura, sotto le coltri, nel mondo dei sogni. Fuori, a grattare sulle finestre, i fantasmi della giornata appena trascorsa. Un assassino, un altro assassino, l’ennesimo. Dopo Vairembre nessuno credeva che sarebbe successo ancora. Non più fughe nella notte, non più agguati nell’ombra, non più l’algido respiro della Signora con La Falce sul collo.
Si sbagliavano, come al solito. In fondo in fondo, ognuno di loro avrebbe potuto prevederlo. Vairembre aveva fallito, dopo aver mietuto vittime per secoli, grazie alla loro tempra, ed alla magia di Sybaros. Un osso che sarebbe andato di traverso a chiunque, anche all’Ombra della Morte.
Quindi, il suo mandante aveva deciso che era giunto il momento di farsi avanti di persona. Anni di tentativi: il mastino demoniaco, fiammeggiante e sulfureo, a Thyatis, che aveva quasi ucciso Moran. Il duellante prezzolato a Vestland, che aveva quasi sfiorato Fëaringel. Infine Vairembre stesso, che li aveva risparmiati tutti varie volte, prima di decidersi finalmente a fare sul serio. Troppo tardi. Aveva scelto Ierendi per svegliarsi, e si era trovato bloccato all’Altro Mondo, letteralmente.
Ora era il momento di togliere quel quasi. Un patetico tentativo, giusto per calmare la coscienza. Un gruppo di avventurieri eterogeneo e senza scrupoli, feroce ed avido di denaro. Pagati per uccidere i Conti di Corran Keep, per soli diecimila daro si erano invece fatti accoppare dalle loro vittime designate. Poi l’incubo era diventato vero, nero, onnipresente ed ossessivo. Delezar, l’Arcimago, era sceso in campo. Dalla sua torre d’avorio, dall’alto dei suoi anni passati a comandare e delegare a lacchè e servitori, alla strada, sulle orme dei suoi odiatissimi nemici.
Nelle loro camere Hierax, Moran, Fëaringel e Ice dormivano un sonno agitato. Solo l’estrema stanchezza impediva loro di tenere gli occhi aperti. Ora Sith era stato messo sulle tracce di Delezar. Lo stava cercando, lo avrebbe trovato, e molto presto il loro incubo sarebbe finito, stavolta per sempre.
“Sith, hai sentito tutto quello che abbiamo detto di questo Delezar?”
“Si, Maestro”
“Procedi. Catturalo”
“I suoi complici?”
“Uccidili, tutti quanti”
“Oggi sarà la loro ultima notte, Maestro. I suoi schiavi invece?”
“Loro sono sotto un incantesimo, portali da Rahab. Vivi”
“Illesi?”
“Vivi…”
L’inumana semplicità con la quale si era svolta quella conversazione aveva ghiacciato loro il sangue più di qualunque demonio. Una vita era stata condannata. In qualche modo, ad un qualche prezzo, Delezar avrebbe smesso di stare tra i vivi.
Poi, il cambiamento... Caldo, in camera di Moran. Oscurità, in camera di Fëaringel. Gelo, in camera di Hierax.
Nel cuore della notte, una luce pulsante.
- Che diavolo succede! - gridò Moran. La mano gli era già volata al pugnale, nascosto sotto il cuscino. Geburah, sul suo bel trespolo, brillava come una ferita sanguinante nel cuore di un drago.
- Hierax! - Il primo nome, istintivamente. Il caldo nella stanza era insopportabile. Presto il trespolo ed tappeto avrebbero preso fuoco.
- Eccomi! - Il mistico si era precipitato al piano di sopra, con Vaiga in mano. La lama blu stemperò immediatamente il calore non appena entrò nella stanza. Dal fodero colava una nebbia densa e gelida.
- Amici! Dannazione, qui è un macello! Il terzo piano è imprigionato nell’oscurità! - La voce di Fëaringel, rotta dal panico.
- Fëaringel, esci di lì, vieni subito qua sotto! - C’era una nota di comando, stavolta, nella voce di Hierax. In quel momento il mago fece la sua comparsa. Scrutò rapidamente la stanza, guardò le spade, poi guardò Hierax negli occhi. Entrambi capirono cosa stava per succedere. L’elfo nero irruppe nella stanza.
Due voci, forse nelle loro menti. Una maschile, Vaiga. Una femminile, Geburah. Aspre e malvage entrambe, parlavano in una lingua incomprensibile. Potenti, roboanti. Tutti, tranne Hierax, stavano in ginocchio tenendosi le orecchie coperte con le mani.
- Resistete! Non è pericoloso, presto passerà! Moran, riprenditi. Afferra Geburah! - Hierax stava stringendo i denti, impegnandosi con ogni fibra del suo spirito a non cadere.
Violazione! Violazione! Geburah
I confini sono stati permanentemente infranti! Vaiga
Ciò porta allo squilibrio. Lo squilibrio non può essere tollerato! Geburah
Male! Punizione! Vaiga
Umani che giocano, infrangendo le regole! Geburah
E poi, insieme,
Signora del Dolore! Oh Adorna di Lame! Noi ascolteremo la tua richiesta! Noi interverremo! Noi siamo le tue mani sul Primo Materiale, i tuoi angeli sterminatori, castigatori. Gaudio è su di noi nell’obbedirti, tripudio nei nostri cuori nel compiacerti!
Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte! Morte!
E poi... silenzio, e buio. Niente più caldo, niente più freddo, niente di niente. Tutti, nell’oscurità, stanno guardando verso Hierax.
- Devo riflettere -, risponde il Mistico alla domanda inespressa.
In terrazza, poco prima dell’alba, quella stessa notte.
- Narbeleth, cosa credi che sia successo?
Lo vuoi davvero sapere?
- Te l’avrei chiesto, altrimenti? -
Niente, solo che presto ci sarà da mangiare per tutte noi, e sarà cibo raffinato, questo è certo...