Caccia, giorno 755.
Sì, eccoli là. Se ne vanno tutti contenti, hanno appena fatto una bella cenetta alla Staffa del Cavaliere. Parlano di grandi avventure, di viaggi, di speranze. Dei, quanto mi seccherebbe ammazzarli tutti proprio ora. E dire che sarebbe così facile. Sono là, vicini tra loro, nel vicolo buio. Non dovrei nemmeno prendere la mira, basterebbe tirare in mezzo ai palazzi.
Troppo facile...
Ora che sono belli lanciati sui sentieri dell’avventura, ora è il momento di sbatterli in pentola e di farli cuocere nel brodo delle loro illusioni che crollano, una dopo l’altra, sotto i MIEI colpi. Ed ecco il primo. Quello più basso, col cappuccio. Moran. Ecco, bravo, girati un attimo. Si, così, guarda qui. Perfetto.
Twang!
Giorno 756
Non sembra nemmeno possibile, ma quell’umano ha afferrato la mia freccia al volo. Veniva dal buio, senza preavviso, alle spalle. Che cosa ha tradito la mia presenza? Hierax... anche se il contratto non lo prevede, credo che non dividerò questa bella famigliola e che manderò all’altro mondo assieme ai suoi amici. Anzi. Ce lo mando per primo, così da una spazzata in Paradiso e da una rassettata alla loro Dimora Eterna! Finché sta con loro non riuscirò ad avvicinarmi abbastanza.
Oh, aspetta un momento, eccoli che arrivano. Tsk, babbei. Ora che so dove abitate siete davvero nei guai. Ha, guarda, stanno leggendo il mio bigliettino eh? Forse cominciate a sospettare chi io sia, e di certo avrete capito che ho viaggiato più di voi. Devo studiarli ancora per un po’, credo. Devo capire le loro reazioni istintive, vedere come reagiscono agli stimoli. L’Elfo è silenzioso. Devo indagare. Il Ladro invece è furioso. Bene... Il Mago mantiene la calma. Questo mi danneggia, ma voglio farlo fuori per ultimo. Finché lui è sano il loro morale è alto e così la vigilanza. E sia, stanotte ti farò un bel regalino, caro Istadruntiano. Hierax. Anche lui è calmo, ma non come l’elfo. Credo che sappia qualcosa di più sul mio conto ed abbia paura di rivelarla. La sua non è paura, ma preoccupazione. Fa bene ad averla.
Eccoli che entrano in casa. Bellini, stanno accendendo tutte le candele. È sempre il primo livello. In 200 anni non ce n’è stato uno che per qualche settimana non si sia illuso di tenermi a bada con questo puerile sratagemma, come se io avessi fretta. Fanno quasi pena... e questa birra fa schifo. Questo schifo di città sembra non conoscere l’uso dei porticati. Tutto sotto il maledetto sole, non c’è nemmeno uno straccio di bettola in qualche vicolo buio, e fa un caldo incredibile. Pazienza, pagheranno anche per questo.
Stonf. Moran è in terra. La terza freccia gli ha inchiodato lo scudo ed il braccio assieme nel terreno.
Che noia. Mi sono rotto di tirare a questo bersaglio inerme. Vediamo che succede quando arrivano gli altri, tanto è questione di minuti. Di sicuro oggi non li ucciderò, ci sono troppe cose che non so ancora. Intanto riepiloghiamo la sequenza. Hierax deve morire per primo, o non riuscirò a prenderli di sorpresa. Tuttavia può prendere le mie frecce al volo, il che mi lascia due sole opzioni. Magia o spada. Posso batterlo, se combatte come un mistico. Tuttavia se dovesse impugnare la spada, perfino io potrei farmi male. So che normalmente non lo farebbe mai, ma se non sono rimbecillito quella sulla schiena sembra una sa-shull, e se dovesse avvertire la presenza del Velo? Devo accertarmene. Ice Green. Posso sorprenderlo facilmente, se il ladro ed il mistico si levano dai piedi, ferirlo con le frecce e finirlo con una spadata. Ma è un mago potente, e se facesse in tempo a lanciarmi uno dei suoi incantesimi... molto difficile, sì, ma non impossibile. Moran. Lui deve morire per secondo. Dopodiché avrò vinto. Fa parte del terzetto originario, e non è cinico e risoluto come gli altri. Gli sono affezionati, e molto, anche se non lo dimostrano. Se lo accoppo il loro morale crollerà. Hierax, Moran, Icegreen. Morirete voi tre, di sicuro. Quanto all’elfo... se lo trovo da solo, so di poter vincere. Porta con sé una spada insolita ed affascinante, e si dà un tono da tenebroso. Lo lascerò per ultimo, e gli darò la caccia per qualche giorno. Sembra impulsivo, ed abboccherà di certo. Vedremo chi potrà fregiarsi del dominio incontrastato sulle ombre, tra me e lui.
A proposito. Eccoli che arrivano, a salvare il loro amichetto. Patetici...
Non erano mai stati peggio.
Questo era il pensiero che continuava a ripetersi all'infinito nella mente del Ladro, come una cantilena ethengariana, come un mantra di qualche oscuro culto orientale, anche molto tempo dopo che le parole avevano perso il loro significato ed erano diventate solo suoni tormentosi per la sua anima esausta.
Distrutto dalla fatica, eppure incapace di dormire, le dozzine di tagli ed escoriazioni che bruciavano sulla pelle, sotto le fasciature, giaceva ad occhi semichiusi nella stanza vivacemente illuminata al piano superiore della locanda. Poteva vedere Hierax che faceva la guardia, seduto accanto al fuoco. Notò che il taglio squadrato delle spalle del Mistico non esprimeva l'abituale fermezza. Il tarlo della paura e dello sgomento aveva corroso la tranquilla fiducia in sé stesso del silenzioso discepolo di Khalpen.
Ci ha umiliati, pensò Moran, ecco il guaio peggiore. Non ci ha solo battuti: ci ha presi in giro, si è fatto beffe di noi, ha riso delle nostre provocazioni. L'ombra beffarda e micidiale che dava loro la caccia si era dimostrata più esperta di magia di Ice Green, aveva dimostrato di conoscere i bassifondi e i segreti di Darokin meglio di Moran, aveva parato con facilità i micidiali attacchi in corpo a corpo di Hierax e aveva letteralmente ridicolizzato l'abilità di spadaccino di Fëaringel. Ecco cosa dicevano le spalle del Mistico, lo sguardo dell'Elfo, il silenzio del loquace Mago.
E il fatto che fossero ancora vivi era solo un caso, o forse un prolungare l'agonia, un giocare del gatto con il topo... non l'aveva forse detto a chiare lettere, il loro tormentatore, la notte prima, sussurrando attraverso la porta chiusa? "Pagherete con il terrore questi due anni di caccia... siete già morti". Fëaringel era certamente stato risparmiato di proposito, chissà per quale oscuro motivo, dato che era stato investito da un turbine di attacchi micidiali, colpito almeno sei volte in punti vitali dopo essere riuscito a raggiungere di striscio la figura indistinta che gli si era parata davanti, e volutamente il suo avversario non aveva affondato la lama. Vero, lui, Moran, e Hierax erano risuciti a colpire l'ombra che si era insinuata nella stanza chiusa dove si erano rifugiati, ma grazie a molta fortuna e forse a una certa dose di imprudenza del loro nemico... un'imprudenza che non si sarebbe più ripetuta, dopo che aveva constatato quanto fossero pericolosi se agivano in gruppo e quanto viceversa fosse infimo il loro potere, rispetto al suo, se presi uno ad uno...
Per un istante, ripensò con un brivido alla folla di Ombre che il bastardo gli aveva sguinzagliato contro, la notte precedente, quando lui era stato tanto imprudente da andarsene fuori città, all'aperto, di notte... così agiva, il maledetto, restando nell'ombra, non esponendosi mai...
Nessuno è più pericoloso e vigliacco di chi non corre mai pericoli.
Allora, mi hai capito?
Sì, Elfo, perfettamente. Ti costerà, però.
Cosa vuoi?
Ci saranno un tempo ed un luogo per chiedere.
Non ci sto. Devi dirmelo ora.
È un favore grande, che mi chiedi...
Domanda ora o sai cosa ti aspetta.
Se la metti così, sai bene che non potrò esserti utile in alcun modo.
Maledizione, non collabora. E se…
Forse mi sbaglio e la tua è tutta scena. Inutile coreografia, un semplice rinfresco quando fa troppo caldo.
Non ti permetto!!!
Diventa stridula. Buon segno, ma devo stare attento.
Allora, cosa vuoi?
Devo essere io ad ucciderlo. Tieni alla larga i tuoi compari da lui...
Sai bene che è ciò che desidero anche io, lo avrei fatto comunque. E...?
Liberami da questa sensazione di essere osservata continuamente.
Anche questo scontato. Non posso garantirti di poterlo fare in tempi rapidi.
Posso aspettare, io.
Anche io. Altro?
Fai questo e resta solo una piccola cosa che saprai a tempo debito.
Non mi dirà di più.
Sublimare nell'ombra. Diventare tenebra. E poi saltare, via! dall'altra parte fino all'ombra successiva e poi ancora e ancora.
Inseguire quel maledetto nella sua ombra, tirarlo fuori dall’oscurità dove si nasconde e ucciderlo guardandolo dritto negli occhi.
Fargli vedere per la prima volta le ombre come mai le aveva conosciute.
Fargli conoscere le tenebre della mia spada.
Farlo entrare per l’eternità nell’ombra di Narbeleth.
Sebbene fosse notte fonda, la casa di Ronald, amico di Moran e loro ospite, era illuminata a giorno da candele, lanterne, e da un fuoco vivace che scoppiettava nell'enorme camino del soggiorno. Nel suo turno di guardia, il terzo dall'inizio della nottata, Hierax sedeva immobile su una poltrona, e ascoltava la notte silenziosa.
Apparentemente, la casa del Nano era uno dei posti più sicuri dove avesse mai dormito, e in circostanze normali a nessuno di loro quattro sarebbe neanche passato per la mente di fare turni di guardia, per non parlare poi di tenere tutte le luci ben accese nella stanza dove avrebbero aspettato l'alba tutti insieme. E dire che al piano superiore c'era una stanza per ognuno di loro, libera e accogliente, con un letto comodo, silenziosa e tranquilla nel buio della notte...
Ma di rischi ne avevano già corsi anche troppi la notte prima, ed era stato quasi un miracolo che il suo istinto e i riflessi fulminei avessero evitato che una freccia trafiggesse il petto dell'amico Moran, uccidendolo nel buio di quel vicolo. Ora però sapevano, o almeno credevano di sapere, e non avrebbero corso più rischi del genere.
Hierax ricordava di aver già sentito parlare di creature del genere, corrotte dal denaro, dall'avidità di potere, dal buio. Una volta erano stati uomini, o elfi, ed erano poi diventati qualcosa di orribile e depravato, e incredibilmente pericoloso, nello stesso momento schiavi e padroni delle tenebre dalle quali attingevano i loro poteri. Li chiamavano con vari nomi, cavalieri dell'ombra, guerrieri delle tenebre, erranti del buio, e le loro storie toglievano il sonno a chi le ascoltava; ora anche loro dovevano affrontarne uno, volenti o nolenti.
Tempo prima, quando aveva ritrovato Moran, Icegreen e Fëaringel, loro stavano scappando da un pericolo ignoto; allora però non si erano resi conto dell'ombra che li seguiva, e che ora, a distanza di quasi due anni, li aveva ritrovati e li voleva morti.
L'ombra della morte. Vairembre. Un nome strano, forse elfico, oppure nella lingua oscura dei drow. Chissà quali riti e quale iniziazione aveva compiuto per accedere ai misteri che senza dubbio conosceva. Chissà quale divinità oscura e blasfema aveva corrotto la sua anima. Hierax sarebbe stato curioso di saperlo, se il pericolo che correvano non fosse stato così forte e imminente. Un abile assassino, astuto, esperto e spietato, che vedeva nel buio, e che poteva spostarsi nelle ombre a suo piacimento, per uscirne solo un istante e uccidere la sua vittima, e poi tornare a nascondersi dove nessuno poteva trovarlo, e fuggire. Senza dubbio sapeva usare l'arco, e anche la spada, e chissà cos'altro ancora; le loro ferite, benchè curate da mani esperte, bruciavano ancora.
Fuggire sarebbe stato inutile, e prima o poi avrebbero abbassato la guardia; ripensandoci, gli venivano in mente mille occasioni nelle quali, se solo il sicario fosse stato vicino, li avrebbe uccisi facilmente e senza difficoltà. Ma ora sapevano, e dovevano andare fino in fondo, o la loro vita sarebbe stata segnata da un'ombra perenne. Eppure, e di questo Hierax era sicuro, non era invincibile, almeno ora che sapevano qualcosa sul suo conto. La sua avidità leggendaria, ad esempio, poteva rivelarsi una debolezza. Ed era sicuro che, se fossero riusciti a ingaggiarlo in corpo a corpo, senza che lui potesse fuggire nelle ombre, lo avrebbero sopraffatto. In fondo lui stesso, da solo nel buio della casa, la notte prima, lo aveva avuto vicino, pur senza poterlo vedere, si era accorto della sua presenza, ed era sicuro di non essere andato troppo lontano dal colpirlo...