Si era svegliato all'alba.
Era stata la luce a richiamarlo fuori dal sonno: quel particolare chiarore che filtrava attraverso i paraventi di seta che adornavano la stanza. La luce del primo mattino nel monastero di Edairo.
Per un breve istante, la sua mente ritornò ai giorni delle settimane precedenti, quando alzarsi a quest'ora era diventata un'abitudine, perchè l'addestramento iniziava molto presto, e Ashoka non era certo tipo da lasciar correre nemmeno per un solo minuto di ritardo. Poi, con il pieno ritorno della coscienza, gli eventi degli ultimi quattro giorni gli balzarono davanti agli occhi con la vividezza di una fiammata improvvisa.
Guerra.
Ormai era deciso, e non c'era più niente che loro potessero fare. Erano state sempre pedine, del resto, lo sapevano bene; pedine in un gioco più grande di loro, più grande di quanto qualsiasi mortale potesse concepire. Persino di quanto potesse concepire il Maestro Gamaliel, o addirittura l'Imperatrice stessa. O quel gran bastardo dell'Arcinquisitore Nemrodus, malgrado le sue arie di onniscienza. Era solo la concatenazione degli eventi che li aveva portati molto vicino ad alcune delle mosse della grande partita che si stava giocando su una scacchiera così vasta che persino un Immortale, forse, ne avrebbe potuto abbracciare con lo sguardo solo una piccola parte.
Concatenazione degli eventi? Destino? Puro caso? O forse anche loro facevano parte del disegno, pezzi piccoli ma importanti, nel mosaico che Qualcuno stava componendo chissà dove?
- Al diavolo! - Con un'esclamazione, Moran respinse questi tetri pensieri insieme alle coperte, e balzò in piedi, rabbrividendo nella fredda aria mattutina di gennaio. Da basso iniziavano ad arrivare le voci dei monaci che si preparavano a servire la colazione nella grande sala comune. Meglio avere qualcosa nello stomaco, un buon pasto che lo fortificasse in vista dell'allenamento... che ci sarebbe stato di certo, pensò lo scassinatore con un sogghigno. Ashoka non era tipo da permettere che persino eventi come quelli affrontati negli ultimi giorni, morte, fiamme e distruzione, una dichiarazione di guerra, una convocazione e un difficile interrogatorio al cospetto di Eriadna la Saggia in persona, rallentassero più di tanto il suo programma di addestramento...
Per un attimo, le immagini di Aasla in fiamme, di cadaveri carbonizzati, di donne e bambini calpestati e tagliati a pezzi dalle orde urlanti, lo colpirono con forza. Siete stati grandi, aveva detto il Maestro Terari. Molte vite sono salve grazie al vostro coraggio. Vi dobbiamo molto. Era vero, avevano fatto più di quanto sarebbe riuscito a chiunque altro nelle stesse circostanze, ed erano sopravvissuti contro ogni logica e al di là di qualsiasi ragionevole previsione. Ma non bastava a cancellare quelle immagini, e il rimorso per essere ancora vivi, per essere stati abbastanza forti, abbastanza esperti, abbastanza fortunati da cavarsela.
A che cosa serviva essere degli eroi, se non bastava a scacciare dalla bocca il gusto amaro della sconfitta?