Un'altra alba torbida stava per sorgere su Gamerah, e Hierax lavorava, pensando a quanto le cose dovrebbero avere un proprio tempo, un ritmo scelto: quest'alba così rapida, così frequente, non aveva neanche un riflesso della placida bellezza delle altre albe che aveva visto nella sua vita, che avevano scandito le sue giornate, il ritmo circadiano della sua esistenza. Questa alba era fuori tempo. E per questo faceva paura.
Tempo. Non ne avevano molto, anzi, ne avevano pochissimo, e ogni maledetta alba arrivava per ricordargli che erano già passate altre quattro ore, e gliene rimanevano sempre meno. Guardandosi attorno con attenzione, allertato da un rumore nuovo, pensava che quella sarebbe potuta essere la loro ultima corsa contro il tempo, e l'ultima corsa anche di tanta altra gente che su Mystara viveva le sue giornate senza sapere che anche loro, mentre preparavano il pranzo o dormivano nel loro letto, stavano correndo.
Eppure, nonostante tutto, Hierax non sembrava spaventato, e aveva negli occhi la stessa luce che tanti anni prima, a Khalpen, i suoi compagni vedevano in lui prima che iniziasse un combattimento. La scintilla di chi, nonostante tutto, sentiva che era proprio lì che voleva trovarsi in quel momento.
Non era mai stato suicida né avventato, né aveva cercato disperatamente le sensazioni forti che per alcuni erano l'unica cosa per cui valesse la pena di vivere. Tante volte, da quando era partito da Khalpen, aveva messo a rischio la sua vita, ma sempre sapendo di avere una possibilità di uscita. Anche ora ce l'aveva, o almeno così sentiva. Ma la vera ragione della sua tranquillità era un'altra.
Anni prima, in un tempo che gli sembrava ora lontano di secoli, quando Siden aveva scoperto le sue origini ed il suo posto nel mondo, quando Kiro aveva ritrovato la sua essenza di creatura superiore, quando un uomo dalle sclere nere come la notte gli aveva dato questa missione, aveva preso una strada nuova, senza sapere dove lo avrebbe portato. In quel momento, le storie di Immortali che si intromettevano nella vita del mondo che conosceva gli erano apparse evanescenti, e per molto tempo, nonostante i suoi sforzi, aveva vissuto come se queste interferenze fossero, in fondo, cose di poco conto, più simili a capricci che a infrazioni di regole millenarie, mentre accanto ai suoi amici di Corran Keep lottava per difendere la propria vita e quella di altri da minacce terribili ma in qualche modo più terrene.
Ora invece, mentre cercava dentro di sè ogni residuo di energia, su un asteroide che tracciava la sua rotta fulminea e inesorabile verso la distruzione di Mystara, si rendeva conto che mai, negli ultimi anni, si era trovato tanto vicino alla sua missione come adesso. E non gli importava di essere il solo a saperlo.
Lui era lì.