"Il mondo sta cambiando; lo sento nell'acqua, lo sento nella terra, e l'odoro nell'aria."
Sprofondato in una poltrona ricoperta di pelle di un nero verdastro, l'Arcinquisitore sedeva accanto al fuoco nel suo studio. Le fiamme erano basse, e illuminavano solo vagamente le pareti ricoperte di scaffali traboccanti di libri. Nemrodus fissava nel vuoto davanti a sé, l'espressione assorta, indizio di un'attività di pensiero interiore, mormorando a fior di labbra parole che avevano il sapore di un'arcana profezia.
Si udì un picchiare discreto alla porta.
"Entra pure, Vargas!" mormorò l'Arcinquisitore.
Il capo della Guardia della Torre di Sybaros richiuse la porta dietro di sè ed avanzò nel debole cerchio di luce del fuoco. Indossava una corazza nera e luccicante, priva delle consuete insegne dei soldati della Torre.
"Eccellenza, la seconda squadra è pronta. Abbiamo completato le procedure e siamo pronti per intervenire in qualunque momento." Il thyatiano esitò, come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro.
"Naturalmente volevi dire che speri che non ce ne sia bisogno. Lo spero anche io, Vargas, lo spero tanto anche io", disse Nemrodus.
Vargas rimase colpito. In tanti anni da che era entrato a fare parte dell'Inquisizione, aveva udito solo tre volte Nemrodus rivolgersi a lui con un tono che si potesse definire confidenziale. Questa era la quarta. Decise che date le circostanze forse poteva permettersi di accennare a cose più personali.
"Gli uomini sono nervosi, Eccellenza, ma determinati. Sappiamo che se ci sarà bisogno di noi vorrà dire che la situazione è disperata..."
"So che posso fidarmi di voi, Vargas. Il tuo amico - o meglio, il nostro amico - sarà il più tranquillo, immagino."
"Pensa alla sua famiglia, Eccellenza, e anche lui è preoccupato. Ma cerca di non darlo a vedere, e la sua presenza rassicura gli uomini. Sapere di combattere al fianco di una leggenda vivente è un conforto, anche per i più esperti."
"Sì, è un bravo ragazzo, Valdaster". Solo l'Arcinquisitore avrebbe potuto dare del "ragazzo" allo spadaccino più famoso dell'emisfero occidentale, un uomo con oltre trent'anni di esperienza come combattente leggendario.
"Dimmi, Vargas..." Nemrodus esitò, come se fosse indeciso sulla scelta delle parole. Questo era addirittura inaudito. Vargas era sbalordito, ma cercò di non darlo a vedere. "Non si è verificato nessun... diciamo... inconveniente... nel corso delle ultime ore?"
"Beh... uno dei maghi che tengono aperto il portale è svenuto, e abbiamo dovuto sostituirlo... poi..."
"No, non mi sono spiegato bene..."
L'Arcinquisitore che non si spiega bene? - pensò Vargas. Ma cosa sta suc...
"Ecco... non hai la sensazione che qualcosa sia cambiato? Qualcosa nell'aria, come una vibrazione..."
"Volete dire... un sortilegio? Ma un attacco alla Torre è impossibile!"
"No, non stavo pensando a un attacco... né a un effetto magico comune, e nemmeno a qualcosa collegato a quell'affare che ci sta per piombare sulla testa..." Di colpo, dalle fessure della maschera, Vargas ebbe l'impressione di vedere brillare per un attimo, alla luce del fuoco, un lampo di comprensione negli occhi verdi dell'Arcinquisitore.
"Sì... deve essere così", borbottò fra sé Nemrodus. Di colpo, si raddrizzò nella poltrona.
""Il mondo sta cambiando... lo sento nell'acqua, lo sento nella terra, l'odoro nell'aria... sì, è così. Dimmi, Vargas, hai mai letto un libro che abbiamo qui nella nostra biblioteca? Te lo consigliai molto tempo fa; è noto come il Libro Rosso."
"Mi pare di ricordare qualcosa, Eccellenza. Una storia di avventure, grandi imprese e grandi battaglie, se ricordo bene. Ma questo cosa ha a che fare con..."
"Niente, in effetti. Ma credo di avere capito cosa succede. Siamo alla vigilia di grandi cambiamenti, Vargas. Se riusciremo a salvare Mystara anche questa volta, l'alba di dopodomani vedrà molte cose differenti..."
Vargas tentennò per un istante, poi pose la domanda che gli era affiorata spontanea alle labbra. "Cambiamenti in meglio o in peggio, Eccellenza?"
"Nè in meglio, nè in peggio... le cose saranno solo... un po'... come dire, diverse." Se fosse stato possibile vederlo, Vargas avrebbe giurato che l'ombra di un sorriso aleggiasse sul volto, coperto dall'impenetrabile maschera, dell'Arcinquisitore. "Ma lo vedrai da te, se saremo ancora qui, dopodomani. Adesso vai a riposarti e fa' in modo che anche gli uomini si rilassino il più possibile, dovrete essere freschi, se ci sarà bisogno di voi." Il tono di Nemrodus era tornato tranquillo, sicuro, autoritario.
"Comandi, Eccellenza." Vargas girò sui tacchi e uscì, richiudendo la pesante porta in legno di quercia dietro di sè. Nemrodus rimase solo, a fissare il fuoco.
"Lo sento nell'aria... già, proprio così. E non appena avranno tempo di tirare il fiato, penso che anche quelli lassù lo sentiranno..."