- Dove è andato l'elfo? - chiese Moran, un po' oziosamente.
- Bella domanda. Non ne ho idea. - rispose Ice Green.
- Incredibile, c'è qualcosa che non sai e per una volta lo ammetti candidamente! - commentò Hierax sorridendo.
I tre si fecero una risata, e ripresero quello che stavano facendo, rispettivamente affilare la punta alle frecce, scrivere su un diario e leggere un libro. Era ormai qualche giorno che al Corran Keep aveva preso a soffiare una splendida brezza marina. Il tempo era meraviglioso, le reti dei pescatori piene di pesci ed il morale dei soldati di nuovo alto dopo l'attacco del misterioso sicario che li aveva quasi eliminati tutti e quattro. Il fatto che l'ultimo a restare in piedi fosse stato Ice, aveva aiutato tutti a tirare una bella linea rossa su molte delle imprudenti azioni del Mago. In fondo, se non fosse uscito vincitore da quello scontro, sarebbero morti tutti.
- Che l'abbia presa male? - continuò il Mago.
- Che quel bastardo lo hai steso tu o che qualcuno sia riuscito a mandare lui al tappeto? - disse Moran, anche lui in vena di farsi una chiacchierata.
- Penso più la seconda - intervenne Hierax. – Dopotutto, a salvarci la pelle a vicenda ci siamo bene o male abituati.
- Questo spiegherebbe l'atteggiamento misterioso - disse il mago.
- Anche un po' troppo. Ieri è tornato che sembrava un cinghiale, dopo tre giorni nella giungla. Capisco il viaggio di allenamento, ma andare ad ammazzare galli serpente con Narbeleth mi sembra eccessivo... persino per lui - disse Moran.
- E adesso è sparito di nuovo - disse Hierax.
- Sarà nella sala del Tesoro, come al solito. Non che la cosa mi faccia impazzire. Da quando ha trasformato quel posto nella sua palestra c'è un aria sinistra. - disse Moran.
- Sappiamo bene perché. È l'istruttore, mi sembra ovvio, no? Semmai, qualcuno vuole altro succo di papaia? - concluse il mago...
- Hai preparato tutto, elfo?
La voce di Vairembre, uno spettro privato del corpo, sembrava provenire da ogni angolo della buia stanza.
- Tutto. Non è stato facile, tra l'altro. Tre giorni nella giungla, tra bestie e non morti erranti.
- È stata una passeggiata invece. Ora non lamentarti e sbrigati. Sai che non c'è tempo da perdere. Sento già che mi sta guardando. Ogni volta che mi richiami, anche la Sua coscienza piano piano si desta.
- Che devo fare?
- Accendi i bracieri, tutti e otto, velocemente. La loro luce mi serve per stabilizzare la mia presenza qui.
- Come vuoi.
L'elfo si mosse rapidamente, accendendo i bracieri nella vecchia stanza del tesoro del Corran Keep. Illuminata dalla inquietante luce purpurea, era diventata un luogo molto ordinato dopo i lavori eseguiti dai Conti che presiedevano al Corran Keep. Adesso le armature, le spade, gli scudi, i grandi vasi preziosi e le casse ricolme di ricchezze erano disposte ad arte lungo le sue pareti. Al centro della stanza, in mezzo agli otto bracieri di ferro, comparve piano piano la figura della loro vecchia nemesi, Vairembre l'assassino, ora un fantasma intrappolato dentro Narbeleth come spirito guida ed istruttore di spada di Fëaringel. La luce viola generata dalle erbe trovate da Fëaringel sembrò creare una parvenza di solidità nell'elfo scuro.
- Ora sbrigati. Bevi la pozione che ti ho detto di preparare!
- Quanta fretta...
- Elfo, dannazione a te! Ho delle cose importanti da dirti, e non posso farlo se siamo in... in tre. Avanti, sbrigati. Non senti anche tu che sta arrivando ?
Fëaringel, carissimo. Che fai, ti diletti di magia finalmente? Pensavo fossi diventato un maniaco della spada ormai...
La voce di Narbeleth nella sua testa e lo sguardo di Vairembre fecero agire Fëaringel d'impulso. Stappò la fiaschetta e mandò giù un unico, lungo sorso del liquido granuloso e amaro.
Che bello! Bracieri e fumo viola. Sacrifichiamo qualcu...
La voce della spada si interruppe di colpo.
- Grazie a Lolth, siamo soli. Non ci speravo più. Temevi fosse un veleno?
- Per un attimo ci ho pensato. Ma ho anche pensato a quello che ti farebbe Nemrodus se scoprisse che hai tentato di ammazzarmi. È ovvio che mi vuole vivo, o che vuole per sé questo divertimento.
- Comunque sia ho rischiato grosso, e l'ho fatto per te, elfo ingrato.
- Per me?
- Sì. Se avessi tardato un istante Narbeleth avrebbe capito tutto. Dentro di lei i miei pensieri non hanno protezione. Tutto quello che so io, sa lei. Tutto. Compreso quello che voglio dirti adesso.
- Quindi a che serve la pozione? Tanto se questa cosa l'hai pensata lei la sa già, e tu sei fregato.
- No, Narbeleth non è onnipotente. Finché non mi evochi per parlare con me, lei non bada alla mia presenza. Anche se certe volte viene a trovarmi, e parliamo di quando combattevamo assieme.
- Mi sembra sensato. E la pozione?
- Ti isola da lei, sebbene solo per pochi minuti. Non potrà, spero, accedere a questi ricordi.
- Dunque?
- Dunque come ho detto sto rischiando grosso. Se Nemrodus è un pericolo remoto, Narbeleth è un pericolo reale, per me. Ora i ruoli sono invertiti. Ora comanda lei. Ora LEI ha il velo delle tenebre, dentro di sé. È pericolosa, e non solo per me.
- Questo è interessante. Dimmi di più.
- Fëaringel, io ho combattuto con quella spada prima che tu nascessi. Nemmeno allora sapevo cosa fosse. Ora però, restando dentro di lei, mi sono insinuato nei livelli profondi della sua coscienza. Sono andato a fondo come mai avrei potuto prima, e l'ho vista. Narbeleth è una bestia, e nessuno di noi è in grado di domarla.
- Non ti seguo.
- Voglio dire che non puoi avere idea della brama di sangue che giace dormiente nel fondo della sua malvagia mente. È antica, molto più di quanto immaginassi, e si sta destando. Sta iniziando a ricordare chi era, e sta iniziando a ricordare i suoi scopi. Ti tenta, e lentamente ti corrompe e domina, ma sopratutto ti inganna.
- Nel senso?
- Nel senso che, tanto per cominciare, ti parla con una voce che non è la sua. Anche a me parlava con la stessa voce. Femminile, suadente e crudele; è una finzione. La vera coscienza di quel mostro è maschile. È violenta. È irrazionale e pronta a impazzire.
Sentire Vairembre, l'Ombra Della Morte, così preoccupato, non aiutò Fëaringel a rilassarsi. Sfoderò Narbeleth e la mise a terra, su un piccolo tavolo davanti all'immagine di Vairembre.
- Perchè mi stai dicendo tutte queste cose? Che ti importa di aiutarci?
- Non ci arrivi? Se quella bestia si sveglia io sono il primo a pagare. Io sono lì. Non ho nemmeno un corpo con cui scappare. Tutto quel poco che l'Arcinquisitore Nemrodus (sempre sia lodato, pensò Fëaringel) ha lasciato di me, la mia coscienza, i miei ricordi, svanirà in un mare di onde mentali di caos, odio e morte. Io sono stato un assassino, anche un po' sadico, lo ammetto. Sono stato crudele e malvagio e non rinnego nulla. Ma non sono un macellaio impazzito... come lei, anzi, lui.
- Che suggerisci di fare?
- Non è facile spiegarlo...
- Quindi?
- Quindi ti sto mettendo in guardia, per cominciare. Ogni volta che mieti una vita, la bestia riprende un po' di forza. Ogni volta che ti lasci andare all'odio, che massacri qualcuno, lui ne assapora il dolore e la paura. Ogni volta che una creativa nativa del piano delle ombre viene assorbita, ridai energia a quella Forza nascosta nella lama.
- Vuoi dire che la lama vuole uccidermi? Non avrebbe senso forgiare una spada così.
- Non credo sia mai stata forgiata. La spada è solo un contenitore.
- Di cosa?
- Di una coscienza, o di parte di essa. La parte brutale, istintiva e bestiale. Finchè non verrà domata, continuerà a seguire il suo istinto. Continuerà a volere sangue, odio e morte.
- Chi è in pericolo?
- Chiunque. La spada sente che il mondo sta cambiando, e questo accelererà solo le cose. La spada sente che un grande male, un ombra immensa sta entrando poco alla volta in Mystara. Qualcosa che ha aspettato per secoli e che potrebbe aspettare ancora altri decenni prima di manifestarsi...
- Di chi si tratta ?
- Nulla che abbia a che fare con la guerra tra gli Immortali, se è questo che chiedi. Essi stessi, persino Nemrodus si domandano cosa sia e cosa voglia, sebbene tutti, più o meno, abbiano un sospetto.
- Un nome?
- Hedric.
- Non è possibile! Nel peggiore dei casi Hedric è un vampiro molto potente. Tutto qui. Niente di cui non si possa fare a meno.
- Non ne sarei così sicuro. La realtà sta cambiando e lentamente il confine che separa i piani diventa più labile. Immagina che Mystara sia come la battigia di una spiaggia, a metà tra il mondo degli spiriti e gli abissi tenebrosi del Caos e della Mutazione. Ebbene, quel regno liminare si sta assottigliando, per dare sempre più spazio all'abisso. La spada questo lo sente. Qando questo accadrà, cercherà di dirigersi verso la fonte di potere oscuro più intensa.
- Hedric?
- Forse, e forse no.
- Chi altri?
- Non ci arrivi?
- Non... Nemrodus?
- Non proprio. Ma non sei lontano. Nemrodus c'entra, eccome.
- La torre di Sybaros?
- Nemmeno. Parlo di TE. Ecco perchè l'Arcinquisitore ti ha lasciato vivere, quella notte di tanti anni fa.
- Questo è assurdo!
- Non ti alterare. Nemmeno io sono sicuro di quel che dico. Ma ho guardato dentro di te, ed ho visto che una grande, enorme ombra abita da qualche parte in una piccola nicchia sicura dentro il tuo animo.
- E Narbeleth la vorrà per sé?
- La spada è istinto bestiale. Non sa quale sia il suo bene. È come un animale selvatico e feroce. Cercherebbe di ucciderti, condannando così sé stessa. A meno che tu non la domini e non ne compi il destino. Ovvero quello di essere la materializzazione dell'istinto di morte che alberga dentro di te.
- Non ho idea di come fare questa cosa...
- Io sì, invece.
- E cosa vorresti in cambio?
- Un corpo. Un corpo per fuggire da qua dentro. Il Velo delle Tenebre si sta allargando, e presto mi consumerà. Nemrodus lo sapeva, e sperava che ti redarguissi, altro che lezioni di spada. Trovami un corpo e fammi uscire di qua. Lo giuro su Lolth e la Tela del Ragno, non cercherò di nuocere a te o a nessuno dei tuoi amici.
- E cosa dovrei fare?
- Ascoltami bene, perchè non potremo avere mai più una conversazione del genere. L'unico modo che hai per domare quella bestia, per essere tu a decidere chi vive e chi muore, per far sì che la tua spada non voglia proprio il tuo di sangue, è prendere l'iniziativa. Destare, piano piano e coscientemente, ciò che si trova dentro di te. Uccidere piano piano la tua umanità. Liberarti, poco alla volta, delle costrizioni della vita mortale, dei sentimenti, dei dubbi.
- Sei impazzito? Non lo farò MAI!
- Hai già iniziato, Fëaringel. Non te ne accorgi? È solo che non lo stai facendo volontariamente, e questo causerà la tua fine, e quella dei tuoi amici, presto o tardi.
- N... no!
- Sì invece. È successo anche a me, ma con te è mille volte peggio. L'aumento di altezza? Come lo spieghi? E poi gli occhi. Hai notato come i tuoi occhi siano diventati più scuri? Hai notato come la luce del sole ti schivi? Come se avesse paura di te. E i cibi? Non hai notato come stanno perdendo sapore? E la sete? Non hai notato come hai sempre meno sete? Come ridi sempre meno? Presto i colori del mondo intorno a te sfumeranno tutti verso il grigio. I suoni non avranno più senso o importanza. Il calore ed il freddo, il ruvido ed il liscio ti saranno indifferenti... e... accidenti. Eccola di nuovo!
Fëar...
- Paura ?
- No. Sta chiamando te. Fëaringel. Ascoltami. Ascoltami bene. Devi prendere l'iniziativa. Devi fare in modo che la tua anima immortale sia solo sotto il tuo controllo. Devi trovare ciò che manca per essere completo. E devi farlo in fretta. Devi trovare la mente, il cuore e i ricordi di ciò che eri. In fretta. Narbeleth ha già scelto la sua prossima vittima. Vuole farti disperare ed odiare. Vuole che ci sia solo tristezza nella tua vita, e vendetta e amarezza.
Fëar... Fëaring...
- Vuole la vita di uno dei tuoi amici, elfo. Non lasciargliela prendere!
- Chi? Quale amico ?
- L'unico che può minacciarla. M...
- Chi? Moran? Il Mago? Il Mistico?
Fëaringel; ah, questa è nuova! Che diavolo hai fatto con quei bracieri? Per un attimo mi sei sparito dalla vista.
- Si, è vero. Devo essere stanco. Volevo migliorare un vecchio incantesimo ma non devo averci capito nulla. Chiederò ad Ice se può dare una mano.
Ma guarda tu! L'elfo apprendista stregone... bravo! Più cose sai meglio è... Ora però avrei fame. Facciamo un giro nella foresta?
- Huh... no, non ora. Sono a pezzi. Domani andiamo a caccia. Va bene?
Va bene...
Vairembre, intanto, era sparito. La luce dei bracieri si estinse rapidamente, facendo ripiombare la stanza nelle tenebre.