"Ragazzi, a mio modesto avviso, siamo nei guai."
Una lunga tavola di quercia occupava il centro della vasta stanza circolare. Sul piano del tavolo nessun ornamento né cibi o bevande; solo una grande pergamena con una mappa del Mondo Conosciuto tracciata in inchiostro nero, i nomi delle nazioni e degli Imperi vergati in una elegante calligrafia in stile thyatiano. Intorno al tavolo sedevano quattro figure dai volti cupi. Non era una delle tante piacevoli serate di baldoria che si erano consumate in quella sala; era una riunione di affari. E affari maledettamente seri.
"Che ci siamo messi in un maledetto pasticcio lo sappiamo, Moran" affermò secco Ice Green.
"Ma forse nemmeno tu ti sei reso conto ancora bene di tutte le implicazioni. Non è colpa tua, voi due" - il Ladro fece un cenno con la testa verso Fëaringel - "non date molto peso a cose come la parola d'onore e la lealtà... no, non prendertela" continuò Moran vedendo uno scatto del Mago, "non è colpa tua, semplicemente voi siete abituati a pensare così. Ma stavolta non possiamo svicolare come al solito e fare quello che ci sembra più utile per noi, come suggerite sempre."
"Nemrodus", disse Fëaringel.
"Non solo. Hai presente il proverbio che dice 'essere presi fra due fuochi'? Beh, noi stiamo peggio, perchè siamo presi fra tre fuochi."
"Rheddrian." Una sola parola di Hierax, lapidaria.
"Rheddrian, già... è lui che ci ha mandato a indagare su cosa stessero combinando gli alphatiani" - ricordò Moran. "È a lui che abbiamo promesso di scoprire cosa ci fosse sotto. E per scoprirlo abbiamo giurato all'esercito di Alphatia (o meglio, all'Armata di Eos) di non rivelarlo a nessuno, cosa ci fosse sotto. Quindi..."
"Taglia corto, queste cose le sappiamo" - interruppe Ice Green.
"Quindi, come dicevo, siamo nella merda fino al collo. E il livello sta salendo piano piano..."
"Hai qualche idea?" Fëaringel, brusco, impaziente come al solito di agire.
"Sul come levarci da questo pasticcio... no. Solo sul come rispondere a Nemrodus e guadagnare tempo. Perlomeno, so cosa farò io."
"E cosa farai?" chiese Hierax.
"Manderò una bella e cortese lettera a Sua Eccellenza... a Sua Eccellenza, non a Rahab. Gli dirò che, come al solito, saremo lieti di dargli tutto l'aiuto e le informazioni possibili... tutte quelle possibili." sottolineò Moran. "Gli parlerò dettagliatamente di quel tizio con lo spadone e di quanto ci ha detto su Lady Lilith, e a questo riguardo dovremmo tutti spremerci le meningi per cercare di ricordare quanti più particolari possibile. Gli dirò che, per alcune cose, siamo vincolati da un giuramento di discrezione e che non possiamo violarlo... del resto, Lei, Eccellenza, capirà, se fossimo i tipi che si mettono a chiacchierare troppo in giro, magari parlando a sproposito di Sybaros, lei non potrebbe certo fidarsi di noi, dico bene? Poi aggiungerò che per quanto riguarda il Mondo Cavo, lui ne sa certamente ben più di noi, visto che è riuscito a rintracciarci fino laggiù, e comunque ha un sacco di ufficiali alphatiani da interrogare, che sanno tutto quello che potremmo dirgli noi e in più moltissime cose di cui noi non abbiamo nemmeno idea."
"Infine" proseguì Moran, "cercherei di mettermi in contatto con Rheddrian e di vedere fino a che punto possiamo rispettare il giuramento che abbiamo fatto... perché state certi che, se lo rompiamo, la maledetta putta... la gloriosa Imperatrice verrà sicuramente a saperlo."
"Le solite stronzate cavalleresche" - mormorò Ice Green a mezza voce.
Moran si strinse nelle spalle. "La mia parola d'onore vale qualcosa, Ice".