Perfino a Specularum, perfino dopo aver attraversato le montagne e le terre selvagge di notte, perfino dopo aver percorso il fiume Ventoso in canoa, per non lasciar tracce, e aver affrontato le creature che a volte emergono dalle sue acque, Vairembre li aveva trovati.
Quand'era successo? - pensò Moran afflitto. Dei quattro avventurieri quello dalla mentalità più concreta, non riusciva a fronteggiare la situazione con la sete di vendetta come Fëaringel, con il gusto della sfida e della provocazione di Ice Green, o con l'insondabile silenzio di Hierax. Un nemico in carne ed ossa girava armato per Mystara, col loro nome in cima alla sua lista nera, e li aveva scovati di nuovo. Loro, i conti di Corran Keep, costretti a fuggire per ogni dove, ormai da più di un mese, e chissà per quanto tempo ancora.
Li aveva ascoltati, di nascosto, anche nei momenti in cui pensavano di essere al sicuro. La consapevolezza che lui era sempre stato lì, sin dall'inizio, anche quando avevano abbassato la guardia, anche quandi si erano rilassati un po'. Il pensiero che poteva essere dietro una porta, sotto una finestra, dentro un'ombra nera di un corridoio o di un'alcova, pronto a colpire e ad ucciderli tutti. Ma non lo aveva fatto. Aveva ascoltato i loro piani, e ora li derideva.
Moran si sentì improvvisamente strappato fuori dal castello di certezze che si era costruito. L'idea che per loro sarebbe stato diverso, che sarebbero stati i primi a dare filo da torcere a Vairembre, che l'Ombra della Morte sarebbe rimasto basito di fronte al loro coraggio, alla loro astuzia, alla loro forza ed alla loro determinazione a resistere, a sfidare la paura. Tutto ciò venne distrutto da quella lettera. Capirono improvvisamente che tutto era già successo a molte altre persone, tutte vittime dell'Ombra, e che a nessuno di loro, alla fine, era stato dato di trovar scampo.
L'oste, dietro lauta mancia di Eothien Nahàr, si era allontanato lasciandoli soli in quella fredda mattina di Flaurmont. Il cacciatore di tesori, grande amico di Bakul e dei quattro avventurieri, rimase a bocca aperta quando videro ciò che l'oste li aveva chiamti a vedere, giù, su un tavolo della sala comune.
Dalla cucina si udiva il suo lento bofonchiare, "non riesco a capire proprio da dove sia entrato chi ha lasciato quella lettera e quell'elmo. E sì che avevo chiuso tutto per bene ieri notte... mah...".
Fu Hierax a toccare per primo l'elmo nero. La celata thyatiana sulla quale avevano fatto tante congetture stava lì che li fissava, spaccata in due da un colpo d'ascia o di spada. La lettera che stava nella spaccatura era intestata "All'elfo nero, al mago, al mistico e al ladro".
Una spartana calligrafia, quasi uno stampatello. Parole di scherno, pesanti come pietre.
Specularum, ieri...
Care vittime, come siete carine. Lasciate che mi complimenti con voi. È da un po' che ascolto i vostri divertenti vaneggiamenti, e mi accorgo con piacere che, dopo nemmeno un mese che ho iniziato a calcare un po' la mano, siete già passati a quello che io chiamo il Secondo Livello della fuga. Notevole, davvero notevole. Al primo livello, sappiate che le vittime si convincono di essere state abbastanza brave o fortunate da scappare, almeno il tanto di riorganizzarsi (accetto solo cacce a gente con una certa quantità di risorse, per vostra informazione). Tutte bubbole, ovviamente. La fortuna non esiste, e voi siete vivi solo perchè ho dei piani per voi che nemmeno vi sognate, personalizzati per ogni membro del vostro bel quartetto. Sempre al primo livello, si passano molte notti insonni, facendo mille turni di guardia, vivendo immersi nella luce, facendo accendere le candele ovunque si vada, non uscendo mai di notte e così via. Di solito mi stanco presto, e la chiudo lì. Presto o tardi la vittima compie una mossa falsa, o vi è costretta dalle circostanze, e va a trovare il Creatore suo e di quella baldracca che lo/la ha messa al mondo.
Quelli più bravini come voi, invece, mi sfiziano e li tengo in vita fino a che non passano al Secondo Livello. Mi sarà successo meno di sei o sette volte in duecento anni. Le vittime cominciano a dire cose che ho sentito a dire pure a voi, quando eravate convinti che fossi lontano. "questa storia deve finire qui" e "non possiamo passare la vita a scappare, a vivere nel terrore" (potete, potete, credetemi) o "adesso basta, gliela facciamo vedere noi", "gli daremo la caccia", "dovrà pur mangiare e dormire da qualche parte questo stronzo" (che maleducati. Io con voi non lo sono mai stato. Volete che cominci?). "Di giorno è vulnerabile, lo facciamo fuori, lo mettiamo in trappola, sa di non poterci affrontare tutti assieme, cominciamo a prendere l'iniziativa, lo abbiamo ferito, e se può essere ferito può essere ucciso", e un mare di altre scemenze cavalleresche ed avventurose come queste. Da sbellicarsi...
Ormai so il copione a memoria, e voi lo state seguendo battuta per battuta.
Di solito è a questo punto che, "rapito dall'ammirazione", scrivo una lettera ai miei cinghialetti in fuga (voi), per complimentarmi un po'. Voi siete bravi, ed avete anche delle caratteristiche e degli oggetti che meritano ulteriori indagini. Questo forse terrà qualcuno di voi in vita ancora per un po'.
Ora vi lascio, vado un po' di fretta perchè devo andare a fare la spesa. Sto mangiando poca frutta e verdura fresche ultimamente, e questo, voi mi insegnate, non fa bene. Devo riguardarmi un po' di più! A proposito, nel fiume Ventoso si pescano delle bestie da fare arrosto (non voi, eh?) che sono la fine del mondo. Ve lo consiglio.
Con affetto,
Il vostro amato boia Vairembre.
P.S.
Questo è "l'elmo magico" che volevate usare per individuarmi. Carino eh? Ve lo regalo, tanto ne ho altri cinquanta più belli e nuovi.
P.P.S.
Ah, Fëaringel, dimenticavo. Complimenti, hai proprio una bella spada. Se solo la sapessi usare. Attento a prenderti cura di lei e a non farle mai mancare da bere. Riempila di attenzioni, ti conviene, perchè non solo le persone possono mettere le corna, caro elfo.
Quando Hierax finì di leggere, nella taverna scese un gelo micidiale. I loro cuori erano diventati grevi come pietre. Sarebbe stata una lunga giornata.