Un vortice improvviso, freddo. La senzazione di una lama di ghiaccio nelle ossa. Solo un istante, prima del balzo in avanti, sotto la zampa della bestia protesa all'attacco, e oltre.
Si ritrovò in piedi, a pochi centimetri dal fianco squamoso dell'animale, che stava alla sua destra. Udiva le grida dei compagni dietro di sé, e capì che almeno uno era stato investito in pieno dall'onda di ghiaccio del Nukalivee, forse più di uno. Aveva tempo per un solo colpo: se fosse andata male, non avrebbe avuto il tempo di vibrare il secondo. Senza neanche girarsi a fronteggiare il mostro, alzò la spada e ruotò il polso, prima di vibrare un colpo di lato, proprio sotto l'articolazione della zampa anteriore. La lama ricurva della sa-shull penetrò fino all'elsa, strappando al Nukalivee uno spaventoso ruggito di dolore e furia. Moran capì due cose: la prima, che aveva inferto alla bestia un colpo terribile, forse mortale; la seconda, che l'attacco combinato suo e dei suoi compagni non era riuscito a ucciderla sul colpo, e che aveva ben poche possibilità di sfuggire alla risposta di quei terribili artigli... nella mente gli balenarono le parole di Hierax, quando pochi minuti prima avevano individuato quella sagoma in mezzo alle rovine diroccate e coperte dalla giungla:
"Conosco quella creatura. È immune a molti incantesimi, è fortissima e i suoi attacchi possono uccidere sul colpo, se l'artiglio arriva alla carne. Dobbiamo essere molto prudenti..."
Fu tutto quello che sentì prima che l'artiglio affilato come un rasoio lo colpisse sul petto squarciandogli la corazza, la veste protettiva, gli abiti, scagliandolo a qualche metro di distanza.
Lo stordimento fu di brevissima durata: riaprì gli occhi in tempo per vedere Andros, coperto dalla testa ai piedi di cristalli di ghiaccio, e Fëaringel che davano il colpo di grazia alla bestia agonizzante... intuiva, più che vedere, la sagoma di uno dei Norreni immobile al suolo, cristallizzato in una statua di ghiaccio dal soffio del mostro... aspettò, per lunghi, interminabili secondi, sapendo di essere ferito, ma non mortalmente, a meno che l'artiglio non avesse lacerato la carne a sufficienza, esponendolo al terribile potere del Nukalivee... aspettò di sapere se doveva vivere o morire.